Sono una nomade digitale e vivo viaggiando in tutto il mondo dal 2013, anno in cui ho deciso di lasciare tutto: il mio paese, il mio porto sicuro, i miei affetti, la mia famiglia e mi sono avventura nel mondo, seguendo la mia natura. Da quel giorno non mi sono più fermata e la mia storia è il risultato dei miei lunghi anni di viaggi che mi hanno portata ad attraversare città, stati e continenti senza mai fermarmi. Ad oggi, ho visitato più di 65 paesi e l’ho fatto prevalentemente in autostop, completando ben 4 volte il giro del mondo, ogni volta con un intento diverso.
La cosa buffa è che se qualcuno me lo avesse detto all’età di 19 anni, quando ancora non avevo messo il naso fuori dalla mia cameretta, sicuramente gli avrei riso in faccia. All’epoca non avevo fiducia in me stessa e mai avrei immaginato di poter fare tutto ciò che ho fatto. Eppure, grazie ai miei undici anni lontana da casa, ho capito che nessun sogno è poi così grande da non poter essere realizzato… ma siamo noi i primi a doverci credere, perché nessuno ci crederà mai al posto nostro.
L’ho capito quando mi sono buttata e senza rendermene conto ho realizzato uno dopo l’altro tutti i sogni che tenevo chiusi in un cassetto.
O quando, contando solo su me stessa, ho superato limiti che mi hanno fatta crescere rendendomi una persona più consapevole e matura. È così che ho iniziato a guardarmi dentro,
a capire quale stile di vita fosse più adatto a me e quale lavoro rispecchiasse di più la mia natura.
Mi chiamo Linda Campostrini e sono una ragazza qualunque, che si è creata una vita speciale decidendo di dedicarmi ad una grandiosa esperienza umana che potesse permettermi di imparare e crescere rapidamente. Per farlo, ho fatto tanti sacrifici e da due anni lavoro da remoto, ma non è sempre stato così. Ho cominciato a lavorare a 14 anni facendo le stagioni al mare come cameriera, gelataia e barista. Con i risparmi messi da parte ho iniziato a viaggiare, ma ancora non c’era niente di digitale: quindi, facevo solo lavori manuali. I primi anni ho svolto qualsiasi tipo di mansione che mi permettesse di vivere e continuare a viaggiare mentre studiavo all’università di Parigi. Mi è perfino capitato di fare la badante e la lavapiatti, ma i soldi mi servivano. Conclusa la laurea, ho iniziato a fare le stagioni come guida escursionistica, scoprendo un grande amore per i paesini nordici come la Lapponia e l’Islanda. Poi, con l’avvento della pandemia,
ho deciso di provare a lavorare sul web, sperando che questo mi avrebbe permesso di vivere viaggiando senza dovermi più preoccupare di cercare lavoro ogni volta che mi spostavo. Ora, tra le altre cose sono una influencer, mental coach, tour leader di viaggi e ho creato una community di persone che mi segue e condivide i miei stessi valori. Persone che pensano esista un modo nuovo di vivere e sentire, che si stanno impegnando per contribuire a lasciare un impatto positivo nel mondo.
Ma oggi non sono qui per parlarvi solo del presente. Nata e cresciuta in un piccolo paesino in provincia di Rimini, ho sempre sentito vivo dentro di me il desiderio di viaggiare.
Di guardare oltre il mondo che conoscevo e cercare qualcos’altro. Il fatto è che, provenendo da una famiglia molto umile, non ho mai potuto fare quello che desideravo. Figlia di genitori separati, non ho mai passato un fine settimana in montagna, fatto viaggi in famiglia, né tanto meno vacanze (quelle potevo solo sognarle).
Crescendo in un contesto difficile, ho dovuto reprimere molti desideri, iniziando a domandarmi se un’altra vita non fosse proprio possibile. La mia non mi piaceva, ero infelice, non vivevo come avrei voluto e non ero padrona delle mie scelte. Non avevo scelto io di vivere in quella città, non avevo scelto io di fare ciò che facevo e soprattutto non avevo scelto io il modo in cui trascorrevo le mie giornate. Mi limitavo semplicemente a fare quello che mi dicevano gli altri, rassegnata all’idea che per me non ci fossero alternative possibili.
Cos’avrei potuto fare? All’età di 19 anni, concluso il liceo pedagogico, ho scommesso tutto e sono partita con un biglietto di sola andata prendendo in mano il timone della mia vita e imboccando una strada diversa: la mia. Anche se sapevo parlare a malapena l’inglese e fossi pienamente consapevole di non essere per niente portata per le lingue straniere… cosa mi ha spinta a farlo? È un po’ come chiedere ad un pesce perché nuota o ad un uccello perché vola.
Semplicemente mi sono ascoltata e ho cercato di seguire la mia natura, abbandonandomi a quel senso di libertà che da sempre accompagna l’uomo e che, a mio avviso, è essenziale per vivere una vita felice e in armonia con sé stessi.
Da lì a qui, tanti anni di viaggi e avventure incredibili attraverso le culture del mondo che mi hanno fatto vivere esperienze di ogni genere. Ho assaggiato cibi stranissimi, dormito in posti impensabili, imparato lingue straniere e scoperto religioni nuove. Ho fatto tantissimi lavori, partecipato a progetti umanitari, volontariati, vissuto con tribù, popoli indigeni e sciamani. Una trasformazione profonda, una continua ricerca e un avvicinamento alla mia natura più intima tramite esperienze che giorno dopo giorno hanno colorato la mia vita come la tavolozza di un pittore. Sì, perché viaggiare per me significa proprio questo: mettersi in gioco, scoprire aspetti di noi stessi che altrimenti non si potrebbero scoprire, intraprendere un processo di conoscenza e crescita personale altrimenti impossibile.
Un processo che per esperienza diretta ti permette di fare progressi da gigante, sperimentando diverse abilità. Immergersi direttamente in culture e vite lontane anni luce dalla tua, insegna tanto. Insegna a non fermarsi all’apparenza, a dimenticare stereotipi, abbandonare false credenze per sviluppare una mentalità le cui basi non sono più il giudizio e il pregiudizio, ma l’umiltà e la comprensione. Insomma, mettermi alla prova in contenesti diversi e sperimentarmi in molti ambiti della vita per così tanto tempo è stato fondamentale per capire quale fosse la mia natura e costruirmi una personalità forte, sicura, libera e che mi rispecchiasse davvero.
Quello che mi stupisce di più quando racconto la mia storia è che spesso mi sento chiedere se io abbia mai avuto timore nel lasciare tutto e partire con un biglietto di sola andata. Come se io fossi immune da certe sensazioni o non fossi umana. Sorrido e rispondo sempre con un grande “sì”. Penso che avere paura sia assolutamente normale ed è un argomento di cui, a mio avviso, non si parla mai abbastanza.
La verità è che prendere consapevolezza delle proprie paure, affrontarle e superarle è essenziale per costruire la propria personalità. Per questo vorrei incoraggiarci tutti ad avere il coraggio di riconoscere certe emozioni sgradevoli, accoglierle e tenerle al nostro fianco come compagne di vita. A distanza di tempo ci stupiremo di ciò che avremo realizzato nonostante le paure iniziali e la soddisfazione sarà talmente grande da farci sentire invincibili. Mentre a tutte le persone che vorrebbero seguire la propria natura ma che si sentono bloccate, vorrei semplicemente dire di smettere di pensare a tutto ciò che potrebbe andare storto. Di considerare scenari tragici, di convincersi di non essere all’altezza e di autosabotarsi. Se vi sembra di sprecare la vostra vita, agite e il resto verrà da sé.
Seguite i vostri sogni, la vostra natura, valorizzate la vostra vita.
Lo dico per esperienza diretta: quando fai quel primo passo, in quel preciso istante, ti rendi subito conto che le paure sono quasi sempre ostacoli mentali privi di consistenza e che la comfort zone è il nido di timori infondati che nascono da situazioni apparentemente innocue.
Non avere timore di cercare la tua natura e soprattutto poniti sempre domande importanti sulla tua vita, perché queste ti fanno procedere e possono mostrarti se sei sulla strada giusta oppure se corri il pericolo di seguire una direzione che ti porterà sempre più lontano da te stesso. Dopo aver letto la mia storia, chiudi gli occhi e per un buon momento immagina di vivere il tuo sogno più grande. Ciò che più desideri, ciò che ti rispecchia, ciò che ti fa battere il cuore… Bella sensazione, vero?!
E se ti dicessi che può essere reale?