Dal 2007 a oggi l’iniziativa del WWF è diventata fulcro e simbolo di un’attenzione sempre più pressante verso le tematiche di ambiente e sostenibilità, crescendo in modo esponenziale di anno in anno per numeri e peso specifico. Facciamo il punto su Earth Hour.
Un’ora a luci spente: detta così sembra una cosa di poco conto, e in effetti si tratta di un sacrificio davvero piccolo. Ma, come spesso accade, gesti minimi assumono rilevanza e significato enormi se compiuti da tanti. E in questo caso l’obiettivo di questo anomalo blackout, che dal 2007 accende – spegnendo gli interruttori – gli animi di chi ha a cuore il pianeta, è di quelli da far tremare i polsi: salvare l’umanità da una catastrofe ambientale.
UN PO’ DI STORIA
“L’idea nacque dalla frustrazione,” racconta Andy Ridley, direttore esecutivo di Earth Hour Global del WWF. “Intorno al 2004 cominciarono ad affiorare dati molto preoccupanti riguardo al cambiamento climatico, ma sulla problematica non riuscivamo ad ottenere alcuna attenzione. Per cui cominciammo a cercare un modo per portare il climate change sulla bocca di tutti, in modo semplice e a livello globale.” Ma Ridley non voleva un’iniziativa che si legasse al senso di scoramento, inevitabile visto il futuro a tinte fosche che le previsioni dipingevano per la razza umana: “Volevamo una cosa davvero ottimista.”
Partorita dopo un intenso brainstorming con l’agenzia creativa, l’idea di spegnere tutti la luce per un’ora fu subito un successo, ma prima di tentare il salto “global” c’era bisogno di un test in scala ridotta. Nel 2007 venne dunque scelta la città di Sydney, che rispose in modo entusiastico: persino all’iconica insegna della Coca-Cola in Kings Cross fu staccata la spina. Ci si attendeva una partecipazione che non superasse i 30.000 attivisti, ma si giunse a oltre due milioni di adesioni, con lezioni di yoga, spettacoli e persino matrimoni a luce di candela. “Il così grande successo si spiega anche col fatto che chiunque può partecipare, sostanzialmente nel modo che vuole. Vogliamo che si parli di speranza, non di disperazione, e che l’iniziativa sia più affine a una festa che a una protesta di strada,” chiosa Ridley.
REAZIONI E CONSEGUENZE
In pochi anni, l’Earth Hour con la sua carica “estetica” ed estremamente visibile ha contribuito a forzare la mano ai vari governi, obbligandoli a impegnarsi nel campo dei cambiamenti climatici: “Come singoli possiamo arrivare fino a un certo punto: le emissioni si tagliano solo mediante regolamentazioni governative”, continua il capo di Earth Hour Global. Già nel 2008 a spegnere la luce furono 370 grandi e piccoli centri dislocati in oltre 35 nazioni: nel 2019 i Paesi sono stati 188, con quasi 18.000 monumenti al buio e una mole pari a oltre 3 miliardi e mezzo di interazioni social prodotte sotto il cappello degli hashtag #EarthHour e #connect2earth. Nemmeno l’Italia si è fatta pregare: tra le oltre 100 iniziative organizzate dalle singole città, occorre ricordare quella spettacolare di Matera, che per un’ora ha lasciato “accesa” la sola Rupe dell’Idris riempiendo il buio con le eteree note del maestro Danilo Rea.
E OGGI?
La nascente pandemia ha fatto passare sottotraccia l’edizione 2020, ma l’Earth Hour di quest’anno – previsto per sabato 27 marzo – si propone di rischiarare obiettivi importanti relativi all’impatto sul climate change. La situazione continua a non essere rosea per la Terra, visto che i dati IUNC ci parlano di circa 700 specie tra mammiferi e uccelli che subiscono l’impatto negativo dei cambiamenti climatici: a far ben sperare c’è però l’accordo della COP21 di Parigi, siglato a fine 2015, che detta la linea per l’abbandono dei combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili e il passaggio a modelli di efficienza e risparmio energetico. Bisogna però mobilitarsi, tenere d’occhio e strigliare i governi, tradizionalmente restii a mettere in primo piano la questione ambientale: al compito di “watchdog” assolve anche l’Earth Hour 2021 mediante una serie di eventi che amministratori locali e semplici cittadini porteranno avanti nel rispetto delle norme di sicurezza (potete scoprirli su questa mappa).
E voi, spegnerete la luce per accendere l’attenzione sulle sorti del pianeta?